PRESENTAZIONE

 

 La pubblicazione che ho il compito di introdurre nasce per lasciare memoria autorevole e certa dei contributi, numerosi e riccamente articolati, degli studiosi che sono stati invitati a partecipare agli eventi che hanno voluto celebrare l’anno, il 1515, nel quale, in Firenze, vede la luce san Filippo Neri. La città ha già vissuto ampiamente, negli anni precedenti, l’esplosione della capacità immaginativa dovuta all’arte nel numeroso stuolo dei protagonisti di una delle stagioni più ricche e feconde della storia. Il percorso di vita di Filippo Neri, da Firenze a Roma, è sui sentieri che saranno segnati dai passi di quegli stessi artisti che dalla città natale del Santo conducono a Roma. Il registro inferiore della Cappella Sistina, con le storie di Mosè e quelle parallele e contrapposte  di Cristo,  è segnato dai nomi di tutti i pittori che hanno fatto grande la città medicea. Poco tempo prima Michelangelo aveva compiuto la volta della Sistina e da lì a poco quella straordinaria stagione inventiva e creativa sarebbe stata denunciata e additata come un elemento corruttivo della fede dall’osservatorio della Riforma messa in moto da Lutero. Filippo Neri avverte, nella sua giovinezza carica di entusiasmo e di speranza, le contraddizioni ma anche le grandi potenzialità che il clima culturale di Roma può offrire a chi sia sinceramente innamorato del Vangelo e se ne voglia fare testimone e riferimento. Anticonformista ed eccentrico per il suo disinteresse totale nei confronti di una qualsiasi forma di carriera che vedeva, invece, convenire persone da ogni angolo d’Europa intorno agli esponenti della Curia romana, il Santo si rende protagonista di una stagione culturale che segnerà la storia della musica ma anche quella della spiritualità e della incarnazione del Vangelo nella declinazione che ne farà la Chiesa cattolica in epoca moderna.

In Filippo Neri prende corpo l’insofferenza nei confronti delle superstizioni e delle pratiche magiche che già Erasmo aveva additate come “vanità” nell’Elogio. La definizione della vanità di tanta parte delle cose della vita, da Qoelèt, è ripresa da Filippo Neri in termini semplici e quotidiani e la liberazione dalle paure e dalle catene delle devozioni deviate e umilianti della dignità umana è operata dalle sue iniziative pastorali che conferiscono   contenuti e valore alle espressioni della fede popolare . Avrà conosciuto, in questa prospettiva, quanto lo stesso Erasmo aveva scritto nei Colloquia a difesa della pietà popolare vivente nelle credenze e nella fede dei semplici? In Filippo Neri e nella sua azione catechetica trova dignità e legittimazione l’uso della lingua volgare, mentre l’evolversi delle sue iniziative, soprattutto degli incontri di preghiera vespertini, feriali e festivi, progressivamente richiama partecipanti non solo dal ceto popolare ma, sempre più, dagli ambiti della nobiltà e della cultura. Di conseguenza, i testi delle rappresentazioni e il loro rivestimento musicale assumono e sviluppano forza e dignità professionali di alto valore. Le istanze di alcuni decenni precedenti l’opera del Neri, rappresentate dal Libellus ad Leonem X di Pietro Querini e di Paolo Giustiniani, che indicavano nell’ignoranza del clero e nella totale assenza della Scrittura nella cultura del popolo il vero problema della Chiesa, trovavano una risposta. Grazie a Filippo Neri i testi in volgare, riadattati da Agostino Manni e Giovenale Ancina, sono rivestiti di melodia alla maniera della laude antica e Palestrina,  Tomàs Luis de Victoria, Francisco Soto de Langa, tra i tanti musici autorevoli, contribuiscono  ad educare larghe fasce di fedeli al raffinato gusto musicale che sta evolvendosi sfociando nella monodia accompagnata  applicata alle composizioni sacre.

La vicenda terrena di san Filippo Neri si intreccia, nei decenni che lo vedranno operante fin quasi alla fine di quel secolo, con l’opera delle gigantesche figure  di santità che segneranno il rialzarsi della Chiesa cattolica dalle umiliazioni delle lacerazioni  del suo organismo: Sant’Ignazio di Loyola, con i suoi Esercizi, Teresa d’Avila con gli scritti che testimoniano delle sue esperienze mistiche e indicano percorsi di spiritualità percorribili da tutti.  Nel contempo, la cura del laicato che tanta parte ebbe nell’opera di san Filippo, genera quelle singolari esperienze di aggregazioni costituite dalle confraternite. In esse la pietà popolare si ritaglia spazi  autorevoli  e trova risorse per la produzione di musica, di pittura e di scultura che raccoglie ed indirizza la forza evocatrice dell’arte verso la formazione spirituale e culturale che la Chiesa della riforma cattolica si pose come obiettivo della sua missione.

Il contributo degli autorevoli Studiosi raccolto nella forma redazionale di questo volume, narra ed illustra tanta parte di questa singolare vicenda di santità e di umanità che nel nome di Filippo Neri è stata una storia anche di lingua, di cultura e società, di letteratura e di musica.  E’ questo  il motivo per il quale il Pontificio Istituto di Musica Sacra ne ha voluto condividere la pubblicazione insieme con la Congregazione dell’Oratorio,  l’eredità spirituale e storica del Santo.

 

 

Mons. Vincenzo De Gregorio

Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra