Presentazione

 

L’osservatorio dal quale si muove questo volume di Nicola Tangari, che il Pontificio Istituto di Musica Sacra pubblica nella sua collana Didattica e Saggistica, è in piena sintonia con il riferimento programmatico che viene indicato nell’introduzione: ogni cultura, soprattutto quella musicale, è sempre il risultato di incontri ed incroci di esperienze e conoscenze. Mentre per quanto riguarda il novero delle arti figurative e plastiche l’incrocio è evidenziato nel segno grafico, nel colore e nel volume, il fatto sonoro sfugge molto più ampiamente alle analisi ed ai confronti. Nessuna espressione d’arte come quella musicale è fondamentalmente “ambigua”; l’ambiguità si manifesta sia nel fatto stesso che il suono non può essere descritto ma, solo, eseguito; sia nell’altro aspetto, carico di incognite e di dubbi, costituito dal fatto che il fenomeno suono è ogni volta affidato ad un esecutore che in qualche modo è il ri-creatore della musica oggetto dell’indagine e dello studio conseguente. L’ambiente umano e, più specificamente, accademico e culturale nel quale l’Autore svolge in Roma il suo lavoro di musicologo e di docente, è tra i più stimolanti che si possano immaginare e desiderare, per questo àmbito di studi. Negli ultimi anni, l’Istituto Pontificio di Musica Sacra si è a mano a mano configurato come una comunità accademica nella quale il numero e la provenienza dei componenti è ampio e vario come mai nella sua storia ormai ultracentenaria. I circa duecento studenti, provenienti da una cinquantina di nazioni diverse, soprattutto extraeuropee, ricevono una proposta formativa che si è strutturata sulle dinamiche del Cristianesimo come alveo di prassi musicale, esito di provenienze diversissime e che, però, non è mai diventato un assoluto. Se cosı̀ fosse stato, non avremmo, oggi, il repertorio musicale cosı̀ ricco e ampio di cui disponiamo, non solo nell’ambito della musica cosiddetta sacra e di quella liturgica, ma neanche in quello della musica “profana” e di consumo. Merito della Chiesa cattolica occidentale è il fatto che sia nata la più perfetta scrittura musicale della storia umana, ed è ancora suo merito l’aver promosso, nel contempo, la più ampia sperimentazione e prassi esecutiva strumentale in tutti gli ambiti dell’organologia. Nessuno strumento è privilegiato, neanche l’organo che è oggetto, nei riti dei cosiddetti “sacramentali” dell’ordinamento della Chiesa latina, di benedizione particolare come accade per le campane. L’Ordinamento Generale del Messale Romano con chiarezza scrive e suppone l’uso di “strumenti musicali”. L’Autore, a partire da questa evidenza di ampia prospettiva, espone, con puntuale analisi storica e musicologica, la grande ricchezza musicale presente nei riti e nelle prassi liturgiche non latine. La lettura sorprende, stupisce e meraviglia, per la variegata esperienza sonora, sia vocale sia strumentale, presente in questi innumerevoli àmbiti linguistici e culturali, oltre che liturgici, ma, sollecita, anche, una riflessione sulle prospettive del futuro, che si presenta sempre più problematico e inquietante. Le connessioni e i legami “enormemente facilitati dall’emergere delle tecnologie digitali e della rete” saranno motivo di conoscenza e di sviluppo del persistere dell’aggettivo “altro” riferito alla musica, oltre che alle lingue, alle tradizioni, alle espressioni artistiche in specie ed umane in genere? Non sappiamo dove approderà, per quanto riguarda la musica ed il canto, questa facilità di approccio e di conoscenza con caratteristiche sia spaziali sia temporali assolutamente impensabili fino a qualche decennio fa. Coltiviamo una sola certezza, nel pubblicare con determinazione, i lavori che compongono la collana Didattica e Saggistica: la necessità di conoscere quanto più profondamente possibile le esperienze pregresse, per poter continuare, con umiltà e laboriosità, a contribuire allo sviluppo della Musica nelle comunità di uomini e donne che incrociano sui loro percorsi civili e umani, la proposta spirituale del messaggio del Maestro di Nazareth. È una considerazione di portata enorme quella che, anche nell’àmbito cosı̀ particolare e specialistico della Musicologia, la lettura e lo studio di questo volume di Nicola Tangari sollecita: la Chiesa, nelle Chiese particolari, ha obbedito al comando di annunciare il Vangelo a tutti i popoli, dando al suono delle parole ricevute da Dio nella Scrittura, e al suono delle parole della preghiera e dell’invocazione pronunciate in tutte le lingue e con i mezzi di tutte le culture della storia umana: dignità, bellezza, perennità, autorevolezza. Sono tutte caratteristiche che solo la “grande arte” contiene, esprime e comunica. Le “altre musiche” ce lo raccontano.

 

Roma, 4 luglio 2022

 

Vincenzo De Gregorio

Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra